Con l’avanzare degli anni, la persona anziana si trova ad affrontare importanti cambiamenti nella propria vita, come la perdita degli affetti, l’allontanamento dei figli dal nucleo familiare, una riduzione dell’autonomia e la maggiore dipendenza dal supporto altrui nello svolgere molte attività quotidiane; a volte possono sopraggiungere difficoltà cognitive e di memoria legate alle malattie neurodegenerative come demenza e Alzheimer, che inesorabilmente vanno a pesare sulla persona e su chi se ne prende cura (caregiver).
Per supportare l'invecchiamento fisiologico della persona nella terza età possono essere utili sedute di potenziamento cognitivo per acuire e rafforzare le capacità residue della persona.
In presenza di disturbi isolati o di demenze nelle fasi iniziali, può essere proposto un percorso di stimolazione cognitiva con l’obiettivo di mantenere attive le capacità residue mentali dell’individuo e di potenziare quelle deficitarie, favorendo il benessere psicosociale e il mantenimento del massimo grado di autonomia possibile.
Possono essere utili anche colloqui psicoeducativi e di sostegno psicologico rivolti ai familiari o ai caregiver, per prevenire il burnout e alleggerire lo stress della cura dell'anziano.

STIMOLAZIONE E POTENZIAMENTO
COGNITIVO
CHE COS'è IL POTENZIAMENTO COGNITIVO?
Fare potenziamento cognitivo significa svolgere esercizi mirati, basati su teorie neuropsicologiche e cognitive, per il potenziamento delle funzioni che con l'invecchiamento vanno a indebolirsi naturalmente, come la memoria, il ragionamento, la velocità di elaborazione delle informazioni e l’attenzione.
I training di potenziamento cognitivo, a differenza della stimolazione cognitiva, possono essere un valido aiuto alla persona anziana senza decadimento cognitivo, con l'obbiettivo di vivere nella maniera migliore possibile un invecchiamento in salute.
Il potenziamento cognitivo basa la sua validità dagli studi sulla plasticità cerebrale di Baltes (1987): anche in età avanzata l’essere umano è in grado di apprendere utilizzando le abilità e le conoscenze già in possesso dell’individuo, compensando in questo modo i deficit in altre abilità compromesse.
Le ricerche scientifiche hanno dimostrato come, contrariamente a quanto si riteneva in passato, anche dopo i sessantacinque anni il cervello è plastico e può incrementare il funzionamento cognitivo. È stato inoltre evidenziato che la prestazione cognitiva degli anziani è caratterizzata da una certa flessibilità, nel senso che le difficoltà in alcuni funzioni cognitive vengono compensate attraverso il reclutamento delle abilità mantenute. Gli anziani sopperiscono spontaneamente ai loro punti di debolezza affidandosi ai loro punti di forza, ossia a quelle abilità che rimangono stabilio aumentano, come ad esempio le conoscenze verbali.
CHE COS’è LA STIMOLAZIONE COGNITIVA?
La graduale progressione della demenza lascia spazio ad un intervento come la stimolazione cognitiva: un allenamento mentale con esercizi di ri-attivazione o di potenziamento cognitivo.
È un intervento non farmacologico, ed è particolarmente indicato nella fase lieve e moderata della demenza.
Una serie di evidenze scientifiche supportano sempre più l’utilità e la rilevanza della riabilitazione cognitiva nella gestione del paziente con demenza e l’evidenza che questa vada a migliorare la qualità della vita sia del paziente, sia dei loro familiari.
La seduta di stimolazione cognitiva si svolge attraverso attività strutturate e personalizzate come esercizi di memoria, linguaggio, categorizzazione, problem- solving, sfruttando le abilità residue della persona per rallentare il declino cognitivo e per migliorarne il benessere.
I benefici principali della stimolazione cognitiva sono:
• contrastare il deterioramento cognitivo,
• rallentare il decorso della malattia,
• potenziare le capacità residue della persona con demenza
• migliorare il benessere psicologico e l’umore.
PRENDERSI CURA DI CHI SI PRENDE CURA: IL BURNOUT DEL CAREGIVER
Essere caregiver è un atto d'amore quotidiano. Che si tratti di assistere un genitore anziano o un partner malato, il ruolo di chi si prende cura di un familiare fragile è fondamentale. Ma dietro questa dedizione si nasconde spesso una realtà poco visibile: il burnout emotivo.
Il termine burnout caregiver non è ancora diffuso quanto meriterebbe. Eppure, migliaia di persone in Italia vivono ogni giorno i sintomi di uno stress cronico che logora il corpo e la mente. Ansia, esaurimento, senso di colpa, isolamento sociale. Tutti segnali silenziosi che troppo spesso vengono ignorati.

Molti caregiver non chiedono aiuto per paura di sembrare egoisti o deboli, altri pensano di dover "resistere", come se il prendersi cura fosse una missione da compiere in silenzio.
Nel nostro centro abbiamo percorsi dedicati ai familiari e caregiver:
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Incontri di supporto psicologico
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Percorsi di educazione emotiva e gestione dello stress
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Strumenti pratici e strategie di cura

